Come spesso accade, l'altra sera ho deciso di rivedere per l'ennesima volta La donna che visse due volte.
Si potrebbe pensare che io sia stata indotta dal piacere di rivedere un bel film che mi ha regalato tante emozioni...e invece la voglia che mi prende quando rivedo i capolavori di Hitchcock è più vicina al sadismo. Mi spiego meglio.
Dalle prime sequenze dei titoli di testa, rese memorabili grazie alla collaborazione con il disegnatore Saul Bass, ti assale un senso di angoscia che non ti abbandona più, anzi culmina con il terrore puro della sequenza finale. E' un film in cui la catarsi non arriva, a meno che non si decida di chiamare catarsi la manifestazione di un incubo!
La trama si spiega intorno a personaggi che, come nella maggior parte dei film del grande cineasta, non hanno un'etica e un comportamento lineare. L'unico personaggio che potrebbe rientrare in uno schema di normalità è Midge, l'amica di James Stewart, che rimane incastrata in giochi che non riesce a comprendere e che finiscono solo per farla soffrire. Come se Hitchcock ci volesse mandare il messaggio che la normalità, in un mondo di pazzi, non paga.
Comunque la trama è tratta da un romanzo francese di Narcejac e Boileau in cui il protagonista è ossessionato dalla sua paura delle grandi altezze, non a caso il titolo originale del film è Vertigo.
Hitchcock farà alcune modifiche alla trama, lasciando invariato se non addirittura enfatizzando il gusto noir del libro.
Il protagonista John Scotty Ferguson viene incaricato da un amico dell'università di seguire la moglie che ha comportamenti strani.
Inizia così un plot pieno di cose poco convincenti dal punto di vista meramente logico. Ma il bello è proprio questo. James Stewart viene completamente soggiogato dalla donna e cade così in un vortice (!) che lo curerà dalla sua fobia solo facendolo precipitare nell'abisso dell'ossessione.
Durante la visione del film non c'è pace per lo spettatore. Non ci toviamo di fronte ad una trama chissà quanto elaborata, anzi l'unico complotto presente viene svelato dal regista appena si presenta l'occasione, proprio a sottolineare che non è quella la cosa importante, bensì compartecipare al malessere del protagonista.
In questo senso Kim Novack è stupenda. Ance se Hitchcock l'ha scelta come ripiego e si dice che sul set i due non si sopportassero, è a mio parere perfetta. E' proprio il suo viso, il suo portamento, i colori degli abiti e dei capelli a creare il gioco della suspance. Finchè c'è lei sulla scena non riusciamo ad avere pace, quando non c'è ci chiediamo quando tornerà, e proviamo anche noi una sorta di angosciosa liberazione quando Scotty trasforma la sua sosia nell' esatta copia della donna che seguiva e di cui si è innamorato.
Finale stupendo, diverso dal libro ma altrettanto inquietante, se non di più.
Da vedere, rivedere...rivedere...e rivedere!
Finale stupendo, diverso dal libro ma altrettanto inquietante, se non di più.
Da vedere, rivedere...rivedere...e rivedere!


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